martedì



Cara mamma,
ti scrivo d'oltre mare, dalla bella e ridente Barcellona, oggi che è il tuo compleanno. Sono lontana, sono scappata via. Via da tutto, dalla mia casa, da quell'utero che mi teneva stretta da più di ventanni. Non che non mi piacesse, questo no, ma a volte quando si è stretti e sicuri è difficile crescere, è difficile prendere il volo, è difficile anche solo sapere dove si vuole andare e chi si vuole essere in quel nido. Quel nido dove tu, amorevolmente per anni mi hai imbeccato.
Era tutto perfetto, anzi è, perchè sono sicura che è ancora così, immobile uguale, gli stessi discorsi, gli stessi movimenti, i medesimi commenti. Tutto sarà sempre così, tutto continuerà sicuramente a muoversi uguale. Ne sono certa.
Ma non lo dico in senso negativo, non fraintendermi, io lo trovo stupendo, e solo vedervi lì insieme a pranzare, o sul divano dopo pranzo, le discussioni, i silenzi, le risate, così come le mie amiche che si incontrano per un caffè, si raccontano le novità, si arrabbiano per piccole incomprensioni: tutto bellissimo, mi regala felicità il solo pensarci.
Purtroppo tutto ciò non può essere per sempre, non potevo restare per sempre fra parole e risate, fra silenzi e litigi. Dovevo andare, andare verso me stessa. O alla ricerca di me stessa.
Così sono partita, così sono lontana. E da qua vivo la mia vita e la ricerco giorno dopo giorno.
In realtà le scelte che la vita ti impone mi hanno sempre infastidito e preoccupato, ma sono proprio loro a decidere e definire giorno dopo giorno chi finiremo con l'essere.
Questa esperienza che sto vivendo, che ho deciso di affrontare, con più o meno coraggio a seconda dei giorni e delle sfumature del cuore, sarà ed è fondamentale per me. Cerco me stessa, cerco di prendere forma, a poco a poco, crescendo, plasmandomi.
Volevo tu sapessi, però, proprio oggi che quel che sono è anche da dove vengo. Sono fiera di ciò che sto diventando, dei miei valori del mio modo di relazionarmi con gli altri; ma sono anche consapevole che quel che sono è determinato da quel che è stato, da chi mi ha istruito e cresciuto, da chi mi ha protetto con amore dal mondo esterno. Quel che sono dipende da te.
Per questo, proprio oggi sono qui per comunicarti il mio amore, la mia riconoscenza. Per dirti che anche se lontana sono sempre con te.
Un abbraccio, mia dolce mamma.

Con affetto!

Lesbia

un'emozione spensierata

Si alza svogliata e sconvolta, Clodia, non come suo solito che scatta giù dal letto come se al suono della sveglia tutto dovesse esplodere. Questa mattina è stanca e intorpidita, come se gli sbadigli non finissero mai.
E si rende conto solo ora, guardando la data sul calendario, di che giorno sia, il ** febbraio, che probabilmente dovrebbe ricordarle qualcosa, forse un impegno, forse un compleanno di qualcuno che conosce… Ma niente, forse è troppo stordita in questa mattinata per poter ricordarsene. Come ogni cosa che non si trova o non si ricorda, giungerà alla sua mente quando non sarà più ad affannarsi per ricercarla.
Dovrebbe in realtà farne mille questa mattina, davvero tante, ma non se la sente. Odia questi momenti in cui è talmente svogliata che per fare qualunque cosa, anche la più veloce, ci metterebbe una miriade di tempo, muovendo i suoi arti con torpore e ripetendo le stesse azioni mille volte, dominate dalla sbadataggine. Sarà sicuramente più operativa tra qualche ora.
Ora resta sul divano. Sguardo perso nel vuoto. Inebetita. E pensa, vaga con la sua mente alla serata appena trascorsa. La sogna ancora ad occhi aperti.
Non capita tutti i giorni di sentirsi innamorata, non capita tutti i giorni di svegliarsi e capire che quella sensazione che sente nel cuore è proprio amore. La sera prima si era innamorata.
Se l’era sempre chiesto cosa succede quando ci si innamora, se è un processo che prende forma a poco a poco, o piuttosto una scintilla che prende vita in un momento, in un istante che per il suo nascere diventa particolarmente simbolico e significativo. E ora che finalmente aveva provato questa sensazione ancora non sapeva darsi una risposta.
Ma l’emozione che la sconvolgeva era chiara e inequivocabile. Si era innamorata. Profondamente. E le piaceva.
Probabilmente era la sua indole romantica, il suo essere eternamente sognatrice e la sua visione rosea verso l’amore, a portarla in questa giornata, in questo particolare momento a sentirsi così innamorata. Ma questo non importa. Nulla importa in questa mattinata, se non il perdersi, il lasciarsi finalmente andare, almeno per qualche istante ancora, al vagare senza meta precisa dei suoi pensieri.
Senza una ragione, senza razionalità, ma con la spensieratezza della passione e dell’assenza di controllo. Non capita tutti i giorni di scoprirsi allegramente innamorata.
Forse era questo che doveva ricordare, di lasciarsi andare ogni tanto, di sentirsi leggera.

lunedì

E' da quando son piccola che amo scrivere un diario. Come per fare il punto della situazione, come per cercare di capire e afferrare cosa sono e dove voglio andare, come per rassicurarmi dopo una giornata storta. Non che una semplice pagina bianca possa avere portentosi poteri, ma scrivere le mie disavventure così come scorrono nella mia mente mi ha sempre recato un pò di sollievo.
Chissà perché.
Dopo una litigata con un'amica o un amore, dopo una delusione o un incomprensione, ma anche dopo un momento particolarmente felice o sereno.
Oggi sono qui a scrivere di come, forse stupidamente, abbia deciso di riaprire un capitolo che ormai sapevo non potesse far parte della mia vita, dei miei interessi. Ma l'ho fatto, forse solo perché ne ho bisogno, forse per essere più a posto con la mia coscienza, forse... Sinceramente in questo momento, non so bene il perché. So che un mese passa veloce, so che è stato il mio primo passo della mia crescita verso il mio futuro, per cui, anche questa volta non potrà che farmi bene.
Il fatto è che cercare di arrivare a fine giornata, sperare che le ore passino veloci, voler arrivare al venerdì, è un processo che mi infastidisce incredibilmente; anche se certamente "andare a lavorare" prevede anche questi meccanismi, che probabilmente sono pressoché automatici e inevitabili.
Daltronde le ore dovrebbero scorrere tranquille, secondo il loro naturale corso, perché mettergli fretta, tante volte scorrono troppo veloci e non si riescono neppure ad afferrare. Per esempio l'ultimo anno della mia vita è corso via freneticamente, senza neanche che mi riuscissi a rendere conto di cosa avveniva, senza riuscire precisamente ad afferrarlo, a rielaborarlo.
Lo so, mi sento una bambina a pensare tutto ciò, se lo sapesse mio padre non ne sarebbe di certo felice, lui che vive le sue giornate fra il lavoro e lo stress, solo per darmi la possibilità di essere qui in questo momento a crucciarmi, lui che forse non avrebbe nemmeno il tempo di stare a lamentarsi. Tuttavia, se non mi sfogo col mio diario con chi posso farlo!?
In fondo, mi piace soltanto credere che se un giorno farò un lavoro che mi piace, forse non vivrò le mie giornate in questo modo.
E questa è la mia speranza, l'ottimismo che in fondo mi contraddistingue. Sono io.
VERUS: Ma che hai fatto?
CLODIA: Niente, tutto bene...
VERUS: Ma a chi la vuoi dare a bere. Non ci crede nessuno, può passare chiunque da qui, uno di questi che corrono al parco, o uno di quei vecchietti che gioca a carte, come uno di quei ragazzi che fumano lì seduti, chiunque può guardarti negli occhi e capire che c’è qualcosa che non va...
CLODIA: Ma che dici?! Non è così... Credimi!
VERUS: Tu sei troppo trasparente per nascondermi quel che hai dentro, tu non sei falsa, non sai esserlo. A volte è un male, perché può sempre servire essere un po’ falsi... Ma ti assicuro che tu non ne sarai mai capace!
CLODIA: Mmm... Forse hai ragione... Pensa che oggi un ragazzo in ufficio mi ha chiesto che avevo... Ci saremo parlati tra un si e un no due o tre volte, ma mi ha guardato e mi ha detto “una volta eri sempre vivace e sorridente, che hai fatto, chi ti ha fatto male? Ora sei triste, cupa”
VERUS: Vedi, cosa ti dicevo...
CLODIA: Non sarà il periodo giusto per essere felice, verrà poi...
VERUS: Ma cosa fai ora la mia parte? Mi fai sempre delle prediche su questa favola del “periodo giusto”, e ora me lo dici tu? Dai non prenderti in giro.
CLODIA: Non so cos’è, ma a questo mondo bisogna per forza essere felici sempre, fare finta di essere amici con tutti? Sono triste, sono incazzata, enormemente. Odio la falsità. Io voglio essere felice se sono felice, voglio essere libera di essere giù di morale se è quel che sento.
VERUS:Ora si che ti riconosco. Ora si che sei tu.
CLODIA: Si, ma sto rivalutando il tuo “periodo giusto”, forse è una concezione non tanto sbagliata, questo ad esempio potrebbe non essere il mio periodo giusto!
VERUS: Può essere, tu ridi, mi scherni, ma non scherzo quando parlo dei miei periodi sbagliati. Se credo di essere continuamente in questo periodo probabilmente è perché sento la necessità di un cambiamento che non arriva. Ho voglia di fuggire via, vivere senza impegni, senza pensieri, senza confini. D’altra parte vorrei un po’ di equilibrio, di serenità, magari una ragazza, quella giusta, di cui innamorarmi, con cui trascorrere un po’ di normalità. Qualunque cosa io faccia non mi sembra in linea con ciò che sto facendo, qualunque ragazza incontri non mi fa scattare quella scintilla che aspetto.
CLODIA: Non ti buttare giù, scusa, non ero io quella giù di morale!
Forse domani,una nuova mattina, ci farà vedere tutto in maniera più positiva.
VERUS: Forse basterebbe dare meno peso a ciò che ci fa male, farci scivolare un po’ di più le cose addosso. D'altronde perché devono farti star tanto male cose che tu per prima ritieni non siano particolarmente importanti nella tua vita? Che sai che non saranno rilevanti per il tuo futuro?
CLODIA: Beh, io non credo che questa esperienza non abbia significato nella mia vita, anzi, ne avrà sempre certamente tanto.
VERUS: Allora, amica mia, cerca di trarre da quel che stai vivendo la positività che ti può dare, l’insegnamento che ne puoi trarre, anche per capire chi sei e cosa vuoi. Ma se senti che una realtà, una situazione e degli atteggiamenti non ti appartengono, non darci troppo peso, perché non ti apparterranno.

martedì

Poesie appese a un filo



"Tienimi nascosta ancora un pò,

oggi mi sento infinitamente delicata.
Sospesa, fragile e leggera."


Lesbia è una poetessa, o meglio, è così che le piace definirsi nel calore dei suoi pensieri, nei suoi sogni, nei momenti in cui si osserva come se fosse fuori da sé stessa, e si vede recarsi in libreria e trovare sugli scaffali i suoi saggi e le sue poesie finemente rilegate in una raccolta. In quel caso si, sarebbe una poetessa.
Nella realtà, nella vita di tutti i giorni, lei ama scrivere piccole poesie, piccole frasi, brevi racconti. Purtroppo questi suoi scritti non fanno che restare solo per lei, e per quelle pagine che affannosamente riempie. Forse per la troppa paura, forse perché prende poco sul serio questa sua attività per quanto riguarda il futuro, che è invece fatto, come tutti le continuavano a ripetere, di lavoro concreto, di guadagni, e non di sogni e parole in aria. Forse perché non si sente all’altezza dell’impegno, non si sente abbastanza brava, abbastanza corretta, nonostante tutti non facciano che ripeterle quanto siano belle le cose che scrive.
In questo modo queste parole non fanno che diventare -semplicemente- uno strumento per fare il punto della situazione nella sua vita, in quel che diventa, in quel che prova o che inevitabilmente cambia.
Si forse non è altro che una sorta di diario, il semplice diario in cui da bambina si scrive tutto quel che accade, chi ti ha fatto perdere la testa, che è successo a scuola, chi ti ha sorriso o con quale amica hai litigato; quel diario che col passare degli anni diventa un tentativo di raccogliere i pensieri più preziosi, più profondi, più intimi.
Tuttavia per Lesbia non è solo questo.
Nelle sue pause pranzo, se il tempo lo consente, si siede nel verde Parc de la Ciutadella, a pochi passi dal negozietto d’abbigliamento in cui lavora, per pensare e scrivere ciò che ha dentro. Per questo ha deciso di partire, per poter seguire quel che sentiva di essere. Purtroppo però non riesce ad assecondare fino in fondo questa sua passione, nel tentare di pubblicare qualcosa, come continuamente la esorto a fare.
Le parole che getta sulle pagine bianche sono il suo unico modo di essere se stessa e per ritrovare se stessa. I suoi scritti sono un tentativo, mantenere un legame con suo padre, ormai lontano da anni, da quando decise di scappare e di prendersi la sua indipendenza. Lui per primo le aveva insegnato cosa fosse il silenzio, quel silenzio tanto profondo in cui riscoprire il lavorio degli ingranaggi dei pensieri; lui per primo nelle sue poche ed essenziali parole, l’aveva esortata fin da piccola a scrivere ogni qualunque cosa le passasse per la mente sul suo diario. Lui per primo, probabilmente, riusciva a vedere la luce che aveva dentro. La luce che la ispirava, quella luce che era un’arte per lei. La sua arte.

mercoledì

love tree unfinished



"love it's a tree with great fruits but full of hidden dangers, and leaves you with a weird taste".

Anche questa sera Lesbia è nuovamente riversa sulle pagine del suo quaderno di Kaos, raffigurante Amadel Bloesem, il quadro di Van Gogh del 1980. Pensa e scrive, pensa e piange, e non capisce che sia meglio fare.
L'intreccio di rami spogli che ama osservare le sembrano descrivere alla perfezione quello che le è appena capitato.
Perché i rapporti devono essere a volte così complicati? Perché si finisce sempre allo stesso punto? Incontra qualcuno, gli piace, si sente piacevolmente coinvolta e colpita, cominciano a frequentarsi e cominciano dei momenti di passione travolgente, inesauribile. Non pensa ad altro, ne è totalmente inghiottita, ma tuttavia, come sempre, questo si affievolisce, la passione e la necessità che essa rimanga presente, a poco a poco scompare; pur restando profondamente legata a questo suo amore, non riesce più a sentire partirgli da dentro, dal cuore, anche se non proprio dal cuore, quella voglia di lui. Ma questa volta non vuole caderci... Scapperà come ultimamente è solita fare, prima che l'inevitabile accada.
Ha già sbagliato una volta e non vuole ripetere i suoi errori, ha già creduto una volta che potesse bastare il suo profondo amore e la complicità tra lei e chi aveva di fronte, per restare felicemente insieme. Ma così non è stato e lui se n'è andato con una più carina, più sensuale e più facile. "Che stupida, che stupida! Credere che un uomo possa rimanere con una donna legato dalla complicità e dai sentimenti! Che stupida!” si ripete.
Infatti nonostante l’amore, la forte complicità, l’affetto che ogni giorno lei gli dimostrasse, la fedeltà che aveva nei suoi confronti,probabilmente, come formulava nei suoi pensieri, “una donna ha anche dei doveri quando sta con un uomo, e cioè far si che quell’impeto puramente fisico e essenzialmente animalesco sia placato e soddisfatto”.
Aveva fallito, il suo animo poetico non era bastato per legare a sé il suo amore, e lui se ne era andato, si era allontanato da lei, si era stancato di aspettare.
Così da allora non riusciva più ad innamorarsi, per paura di ritrovarsi di nuovo in quei discorsi, in quella lontananza fisica che è più necessaria di quanto lei un tempo credesse.

"L’amore è un intreccio di rami
dalle combinazioni incomprensibili e inaspettate
che possono ferire, far sognare e sorridere
per il loro fascino e la loro suggestione.

Dovrà capire perché questo accade, dovrà trovare il motivo, dovrà affrontare il problema, per riuscire a darsi tutta completamente quando nuovamente amerà.

Ma non ora.
Non stasera.




lunedì

Uomini come Servio Tullio

Quando all'universo femminile sarà possibile comprendere quello maschile tutto acquisterà un senso. O almeno credo.
Non solo per quanto riguarda gli amori, ma anche per gli amici, o il mondo maschile in generale che tende a trasformarsi, con l'arrivo di un nuovo amore, o anche solo di una donna, nei classici zerbini in cui strofinarsi e ripulirsi bene bene i piedi. Per gli uomini pare che questo processo sia quasi inevitabile. Il che, ad un primo sguardo disattento porterebbe a puntare il dito verso la donna che "costringe" a questa sottomissione. Ma, se si pone un pò più di attenzione, forse è l'uomo stesso che dovrebbe tener presente quel che vuole e chi è fin dall'inizio.
Lo stesso è successo al mio amico Servio Tullio. Un nome, un programma.
Carissimo amico di bevute e risate, improvvisamente colpito dalla freccia di cupido si scopre diverso. Non più interessato alle uscite rumorose, non più in cerca di chiacchere consiliere o semplicemente svagate con amici, incapace di allontanarsi da quel suo amore che gli sta attaccato come un cagnolino, anche se in pubblico fa apparire più lui il povero cagnolino bastonato.
Chissà come starà in realtà il povero Servio, se è felice, se era quello che stava aspettando dalla vita, se tutto quello che chiedeva per essere felice era veramente un amore che gli dicesse per filo e per segno cosa fare. O magari è solo colpa del turbinio dell'amore che ti prende e ti porta via.
Lontano.
Anche da te stesso.
In questi casi una cara amica non può dire certe cose, parrebbe soltanto gelosa e poco comprensiva. Per cui deve restare in disparte e sperare che l'amico si accorga presto di ciò che lei sta notando, e deve sperare che non se ne accorga troppo tardi, quando comincerà a pensare, come la maggiorparte degli uomini, che tutto sta andando a rotoli e magari lei potrebbe lasciarlo. E magari nel senso che è proprio quello che sperano, per alleggerire la fatica.

Buoni propositi

Carica dei suoi bagagli, delle sue vittorie settimanali e dei suoi soliti buoni propositi, Clodia torna ai suoi prati, ai suoi silenzi, ai suoi amori che le scaldano il cuore. Corre entusiasta verso il silenzio che domina i suoi luoghi più cari, il silenzio che caratterizza i luoghi della sua infanzia, quel silenzio dove le è quasi possibile sentire la volontà del suo animo. Un silenzio che dove ora vive è impossibile da trovare, in quella grande città, più grande di lei e delle sue aspettative, a cui lei vuole dare solo il significato di una parentesi passeggera.
Sale su quel treno con l'entusiasmo e la consapevolezza che una volta arrivata sarà a casa.
Ed eccola lì, quindi, tra le sue mura di casa. Convinta che non fosse altro che quello che aspettava.
E lo è, è lei, la sua casa. Anche se non sa più dove siano i buoni propositi che la animavano appena partita. Le sembra impossibile che siano passati solo pochi giorni da quando si era promessa di professare e dimostrare il suo amore ai suoi cari, di essere un pò meno chiusa e schiva del solito, di fargli arrivare al cuore di coloro a cui vuole bene, almeno per una volta, quello che aveva sentito mentre era lontana.
Ma era qui, ora era qui, e si sentiva paralizzata nel farlo, incapace, colpita da non so quale blocco che le impediva di essere quell'eruzione di affetto che aveva promesso a se stessa.
Chissà per quale motivo si lasciava infastidire dalle solite cose, a cui tante volte pensava con tenerezza quando era lontana. Che cose incredibili riesce a fare la lontananza, la mancanza, semplici gesti che spesso irritano e infastidiscono, finivano col essere pensati con malinconia.
Forse il segreto sarebbe tenere strette quelle sensazioni, quella mancanza che si avverte nell'essere altrove, per poi sfruttare al meglio questo tempo che si ha a disposizione. Questo tempo ormai fatto di semplici parentesi.
Di nuvole passeggere.