martedì

Tributo all'improvvisazione


Prima di uscire e spegnere la sua postazione, ovvero il grande schermo davanti al quale passa le sue intere giornate, aveva l’abitudine di consultare l’agenda degli eventi della sua città. Quella sera i Broken Social Scene in concerto.
Una proposta gli esce dai denti così: estemporanea, improvvisata. Non era solito ad una tale intraprendenza. Ultimi posti in biglietteria, due panini e una birra e sono dentro. Come i piani meglio riusciti, quelli mai progettati.
Il concerto comincia.
Il trombettista si destreggia tra i fiati, il chitarrista sfodera un’armonica, la tastierista svogliatamente passa alle prime linee e intona una voce angelica e penetrante, il cantante dal naso all’insù è un collante di un gruppo talvolta poco coeso.
Lei gli sta accanto.
Ha i capelli lunghi e sciolti. Non balla come una folle, picchietta i piedi e muove timidamente le spalle. Resta con quel suo mezzo broncio ma i suoi occhi sono vivi e accesi come non glieli aveva mai visti. Il suo volto è raggiante di fronte alla musica e all’atmosfera che sa comporre.
Tutto potrebbe in quel momento, ma ancora una volta non riesce a muovere un dito.
Dovrebbe solo cingerle il collo con una mano e tirarla a sé in un bacio deciso. Tutto il resto verrebbe di conseguenza.
Poi lei lo guarda e a lui si piegano le ginocchia.
In un attimo capisce.
Ci sono volte in cui le cose non capitano perché non devono ed altre che bisogna andarsele a prendere.

domenica




Improvviso un'irrazionalità latente.

Sono stata lasciata dai miei stessi sentimenti
e non ci si può convincere a lungo solo per coerenza.

I piani sono nulla di fronte al cuore.

Rinasco,
sola, ma viva.


martedì

Libera volpe

Con passo veloce e concitato se ne ritorna da dove è venuta. Teresa cammina fra la folla, tra i tram in fila uno dietro l’altro come bisce senza coda. La vedo dall’alto della mia finestra arancione, al quinto piano, e da questa prospettiva il suo andare potrebbe sembrare una fuga.
Fugge.
Dai quei luoghi che sono non luoghi, da quei bar che sono gli stessi di ieri, da bevute quasi rituali, da una musica liberatoria, ma ridondante, senza anima né significato, da incontri che incontri non sono, da amicizie non approfondite e teneri interessi spenti come cerini. In fondo lei non sta facendo altro che camminare.
Conscia della sua missione e della natura che porta dentro, sa bene che la fuga non è un atto di liberazione.
Quel ragazzo che per provenienza, segno zodiacale o carattere è subdolo, chiuso al nuovo. Lui che si relaziona con sfuggevolezza, critica, malafede, egoista nei modi e nei pensieri: non fa altro che creare una subdola tirannia che si insinua come un tarlo dai denti cariati.
Il pianoforte di Giacomo Toni accompagna in sincronia il suo andamento.
Lo senti strimpellare, do fa, mi min, un accordo di La 7… ha una voce grossa che graffia i bemolle.
Alza lo sguardo e un occhio punta dritto a Memphis. Strabismo creativo.
Teresa si lascia alle spalle l’estate, con le sue presunzioni e deboli illusioni. La rivoluzione avviene quando meno te lo aspetti e anche se Teresa non lo sa, noi le auguriamo Libera volpe in libero pollaio.

lunedì

La strada di casa


Uscendo di casa, cammina a passo veloce di fronte a quella casa custode di tanti ricordi.
La nonna caricava le biciclette di quei due piccoli bambini, come fossero due muli da soma. Poi la loro madre quando tornavano verso casa, sbraitava all'impazzata, ma come le si poteva dire di no: quei campi erano la sua vita e regalare qualcosa di genuino era per lei l'unico modo di mostrare il suo affetto. Quello, e i suoi sorrisi.
Il nonno non era oggi sotto al grande albero, ad aspettare qualcuno che sarebbe venuto a fargli compagnia. Non avrebbe più sfoggiato uno dei suoi maestrali musi lunghi. Ma in fondo per lei, lui sarebbe sempre restato ad aspettarla sotto quell'albero.

Le strade di campagna sono così. Si lasciano percorrere silenziose, custodi dei pensieri. Il tempo scorre lentamente e inconsapevolmente, la natura cambia col passare delle stagioni.

I denti erano caduti, tutti insieme, numerosi. Triste presagio del cambiamento alle porte e le porte si erano chiuse, come volevasi dimostrare.
La confusione, l'insicurezza, la paura, l'incoerenza. Il mulinare delle indecisioni, il vorticare dei ricordi da accantonare, il desistere delle convinzioni. E poi una direzione, seppur dolorosa, era presa. Col dolore e lo smarrimento che comporta.

Ma oggi è diverso.
Raccoglie una foglia gialla da terra, la scrive con un pennarello nero e la infila nel suo scardinato taccuino di vita.
Non capita tutti i giorni di sentirsi così, in un fermo immagine che possa esprimere la serenità.
Ed eccolo arrivare quel momento. In una strada di campagna, lungo il rivale del fiume la serenità arriva.
Ferma, lungo il sentiero, dove è visibile la partenza, ma non l'arrivo, la musica fa risplendere anche il più debole sole alle porte dell'inverno. Come in una scena di un film una carrellata circolare mette a fuoco tutti i punti di vista, ed anche Clodia ora può vedere ciò che tutti le raccontavano, e anche oltre.

Non sono frequenti tali momenti magici, per una volta non cammina, non corre, non scappa.
I suoi piedi sono ben radicati e pronti a ripartire.