martedì

La parte dentro al tutto

Percorro la strada e la strada si lascia percorrere.
Le strade sono vuote questa mattina e attraverso la città facilmente, come se niente fosse. Sovente questa grande città è incurante di ciò che le si muove dentro e con essa anche coloro che la muovono. La gente se ne frega di tu che passi e tu che vai, non importa a nessuno che tu abbia un impermeabile rosso e la terra sui calcagni, con un'astuzia sopraffina ti insinui tra le auto con maestria e senza indugio, se non vuoi essere perduto e additabile come lento soggetto forestiero. Solo nel momento in cui il tuo scorrere interferisce con lo scorrere veloce del vicino, gli altri alzano lo sguardo e ti considerano con una sonora e ruggente sonata di clacson.

Non cedo allo smarrimento, stamattina come sempre cercherò ciò che è familiare in una vasta gettata di cemento.
Nuovamente riscopro quell'abitudine, ed in un certo senso attitudine, che fin da bambina mi mi porta a suddividere anche gli spazi più grandi in piccole unità. E' solo l'unione di queste unità, se così possono essere definite, che crea l'intero.
Secondo questo banale principio ogni distanza è percorribile, ogni lontananza è accettabile. La suddivisione degli spazi avviene in primo luogo secondo un principio geografico o di riferimenti puramente territoriali - siano essi negozi, incroci, semafori, strade alberate, ponti d'autore, cartelli autostradali - ogni riferimento è di per sé un traguardo. Di riflesso spesso la colonna sonora di questi percorsi finisce per essere significativa. Come poi accade nella vita.

La città ci porta ad essere delle piccole unità indipendenti. Tuttavia solo in un tutto più vasto, spesso e volentieri, le parti acquistano senso.