martedì

Poesie appese a un filo



"Tienimi nascosta ancora un pò,

oggi mi sento infinitamente delicata.
Sospesa, fragile e leggera."


Lesbia è una poetessa, o meglio, è così che le piace definirsi nel calore dei suoi pensieri, nei suoi sogni, nei momenti in cui si osserva come se fosse fuori da sé stessa, e si vede recarsi in libreria e trovare sugli scaffali i suoi saggi e le sue poesie finemente rilegate in una raccolta. In quel caso si, sarebbe una poetessa.
Nella realtà, nella vita di tutti i giorni, lei ama scrivere piccole poesie, piccole frasi, brevi racconti. Purtroppo questi suoi scritti non fanno che restare solo per lei, e per quelle pagine che affannosamente riempie. Forse per la troppa paura, forse perché prende poco sul serio questa sua attività per quanto riguarda il futuro, che è invece fatto, come tutti le continuavano a ripetere, di lavoro concreto, di guadagni, e non di sogni e parole in aria. Forse perché non si sente all’altezza dell’impegno, non si sente abbastanza brava, abbastanza corretta, nonostante tutti non facciano che ripeterle quanto siano belle le cose che scrive.
In questo modo queste parole non fanno che diventare -semplicemente- uno strumento per fare il punto della situazione nella sua vita, in quel che diventa, in quel che prova o che inevitabilmente cambia.
Si forse non è altro che una sorta di diario, il semplice diario in cui da bambina si scrive tutto quel che accade, chi ti ha fatto perdere la testa, che è successo a scuola, chi ti ha sorriso o con quale amica hai litigato; quel diario che col passare degli anni diventa un tentativo di raccogliere i pensieri più preziosi, più profondi, più intimi.
Tuttavia per Lesbia non è solo questo.
Nelle sue pause pranzo, se il tempo lo consente, si siede nel verde Parc de la Ciutadella, a pochi passi dal negozietto d’abbigliamento in cui lavora, per pensare e scrivere ciò che ha dentro. Per questo ha deciso di partire, per poter seguire quel che sentiva di essere. Purtroppo però non riesce ad assecondare fino in fondo questa sua passione, nel tentare di pubblicare qualcosa, come continuamente la esorto a fare.
Le parole che getta sulle pagine bianche sono il suo unico modo di essere se stessa e per ritrovare se stessa. I suoi scritti sono un tentativo, mantenere un legame con suo padre, ormai lontano da anni, da quando decise di scappare e di prendersi la sua indipendenza. Lui per primo le aveva insegnato cosa fosse il silenzio, quel silenzio tanto profondo in cui riscoprire il lavorio degli ingranaggi dei pensieri; lui per primo nelle sue poche ed essenziali parole, l’aveva esortata fin da piccola a scrivere ogni qualunque cosa le passasse per la mente sul suo diario. Lui per primo, probabilmente, riusciva a vedere la luce che aveva dentro. La luce che la ispirava, quella luce che era un’arte per lei. La sua arte.

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