martedì
lunedì
Ho bauli di splendidi ricordi in un angolo della mia stanza.
domenica
Caschetto
Cominciò tutto con un caschetto.
Quante volte aveva fatto quel gioco di piegarsi i capelli all’insù, come fossero corti e guardandosi allo specchio capire come poteva essere altrimenti. Poi un giorno aveva preso le forbici dal cassetto e con un taglio netto mise fine a quanto aveva in sospeso.
Così è. Si procrastina all’infinito, ci si perde in labirintiche supposizioni e contingenze.Tuttavia ad un tratto, tutto diviene chiaro. I cambiamenti ne sono la conseguenza.
A questo punto, si erano incontrati.
Il tipico bar dell’adolescenza di campagna. Dove inizia e finisce ogni serata, ogni giornata. Vecchi ai tavoli a giocare a marafone, ragazzini accodati al biliardo che fingono di saperne e bevono coca e rum, aspettando che il primo patentato li porti ad una discoteca della riviera.
Lei entra raggiante. Un tempo sarebbe stata vergognosa di sfoggiare cotanto cambiamento. I ragazzi sono al bancone a prendere il caffé e l’ammazza e si aggrega a loro. Guido la guarda, come fosse la prima volta ed è così che si conoscono, o meglio, si riconoscono.
Ecco le parole, una dopo l’altra, gli sciogli lingua i ghiaccioli di limoncello la musica gli amici le risate gli sguardi i giochi di parole le riflessioni sulla vita la terra che lega a sé lo spazio e il tempo.
E’ vero. Se doveva pensare ad un punto d’inizio era quello.
Quel caschetto.