lunedì

Sono pazza.
Lo sono davvero.
Farei pazzie. Continuamente.

Percorrerei strade, attraverserei mari, prenderei treni.

Ma per cosa? Per chi?

Mi fermerò a pensare. Stasera.
E capirò che non si può sempre cercare.
Ogni tanto, bisogna essere cercati.

martedì

Come un violoncello


Fu un inaspettato incontro di due corpi sfiorati.
Lui la suonò come fosse un violoncello.
Uno strumento ingombrante, animo profondo e da abbracciare.
Ne venne fuori una melodia bellissima.
Lei si meravigliò di essere tanto accordata,
si stupì della naturalezza dell'improvvisazione.

Gli occhi - chiusi - potevano trattenere quello che non sarebbe stato altro che un ricordo.
Gli occhi - dischiusi - volevano ora vedere la meraviglia della vita.

I momenti di leggerezza esistono, se solo non si aspettano.
Così.
Lui se ne andrà sulla sua bicicletta e se mai tornerà sarà solo per la musica.

mercoledì

Siamo circo. Sarò Augusto.

«La nostra generazione attuale è un circo in cui i personaggi si dividono in 'augusti', clown e pubblico.
L'uomo panico è il clown; il cittadino che afferma una sola idea alla volta, cerca una sola soluzione per ogni problema e crede di 'essere', è l'augusto; l'immensa massa di sfaccendati inerti è il pubblico. Tuttavia ogni pubblico è un 'augusto' in potenza e ogni 'augusto' può evolversi in clown perché il mondo è panico.»

A.Jodorowsky

domenica

La mia finestra


Mi risveglio da un lungo sonno.
Un riposo lungo una vita. In me ho serbato il divenire del mio essere. Ho conservato grandi bauli di ricordi, di passato da cui non riuscivo a liberarmi. Li ho portati con me come piccoli promemoria in un taccuino di parole. Le mie parole, i miei pensieri, i miei moniti per il futuro, che nemmeno io avevo la spinta a vivere.
Stamane ho capito. Devo lasciarli andare.
Devo far si che vivano la loro vita, che si sposino, abbiano figli e un calore familiare a cui tornare la sera. Devo accettare che ricostruiscano gli stessi incontri, che vivano nuovi appuntamenti, che facciano i loro passi verso quella che sarà la loro nuova vita.

Ed io?
Io mi libererò di questa fitta nebbia che pervade i miei movimenti. Lascerò che le giustificazioni svaniscano, che le superstizioni divengano fare.

Guardo fuori dalla finestra.
Ma tu non arrivi.
C'è stato tanto non detto fra di noi, ma questo appuntamento ce l'eravamo dati.
E allora io continuo a guardare fuori, fiduciosa che presto o tardi quell'angolo lo svolterai. Guarderai verso l'alto e con quel solo sguardo sapremo dirci tutto il non detto, tutto il taciuto, tutta l'ambiguità dei nostri silenzi.
Saprò aspettare. E' una vita che lo faccio.
Ma nel frattempo mi prenderò cura di me stessa.
Perché se non arriverai tu a tenermi la mano i miei passi proseguiranno da sola.

Ed oggi non ho più paura.

mercoledì

La spina è staccata e la corrente assente,
senza connessione è più semplice
far sì che l'improvvisazione muova,

passi non guidati, ma mossi.

Corteggiata,
stupita,
sospesa
e finalmente - davvero - leggera.

Tutto questo per un istante,
prima
del sopraggiungere del successivo stato di malinconia e tristezza.

Così, di tale consapevolezza,
diveniva una collezionista di piacevoli momenti.