domenica

Solo perché scrivendo tutto si schiarisce.
Come le nuvole che se ne vanno dopo una pioggia estiva.

Il cordone ombelicale è ormai reciso.
La meticolosa cura non è stata sufficiente.

Perché le cose accadono quando devono,
oppure si spengono come cerini.

Ora si tratta solo di ristabilire l'equilibrio.
E tutto avrà - di nuovo -
lo splendido profumo dell'erba appena tagliata.

Lesbia

sabato

Ambivalenza


Lungo il lato destro del Naviglio Pavese, una pista ciclabile porta fuori Milano, dando come l'impressione di immergersi nella periferia e nella campagna - sia chiaro, la sensazione è avvertibile solo da coloro che nella campagna non ci sono mai stati - facendo provare un senso si fuga e di liberazione dalla presenza di quegli alti e imponenti palazzi che rendono la città un orizzonte senza tramonto.
Ci sono giorni in cui il cuore di Clodia è talmente colmo di ansia e irrequietezza, da sentire che l'unica cosa da fare è correre fino a farsi mancare il fiato in quella direzione alla ricerca di Celio. Peccato che questi giorni fossero frequenti e quantificabili, pressappoco, ad almeno due o tre volte la settimana - su questo aspetto ci stava lavorando con una ginnastica Yoga Scaccia Ansia, brevettata da un cugino di Jodorowsky. Ad ogni modo, quando le parole le si bloccavano in gola e non le permettevano di deglutire, quando tra i suoi timidi seni si creava una voragine di angoscia e paura e nella sua testa cominciavano a vagliarsi vorticosamente le molteplici alternative, possibili scelte e tutti gli essere altrimenti, solo Celio poteva fare al caso suo.
La rossa barba di Celio le dava garanzia di saggezza ed ogni parola da lui pronunciata era luce per i suoi momenti di Buio. In realtà Clodia era talmente cretina da ricercare spiegazioni su di sé anche sotto i polverosi tappeti e credere a qualunque passante randagio che dicesse di sapere che le stesse succedendo. Ma questa è un'altra patologia.
In quell'autunnale sabato di giugno appena sveglia, non pensò nemmeno di vestirsi e indossare le scarpe da corsa. Orami era talmente avvezza al correre che non erano necessarie. Uscì dal portone e cominciò a correre lungo quel naviglio, con il fiato che le si spezzava e i polmoni che pulsavano sotto lo sforzo. Al terzo ponte sapeva di dover andare a destra ed addentrarsi nella pianura brulla, e là, dove lo sguardo poteva a malapena scorgere qualcosa, un pozzo e una piccola baracca dimenticata da Dio.
Era lì che abitava Celio e la sua rossa barba. La sua bontà lo aveva costretto ad allontanarsi dal mondo civile. Un tempo voleva essere un portatore sano di obblighi comuni: pianificava democraticamente le fasi di lavoro selle sue api operaie; scherzava con loro e tutti lo ascoltavano e amavano; poi un giorno gli obblighi aumentarono e lui si ammalò. Le api cominciarono ad essere legate alle loro mansioni da delle cuffie che emettevano nelle loro orecchie musica personalizzata. Un documento fu distribuito a tutti e tutti sapevano a quale tortura ognuno di loro era destinato e perché: per Uno musica classica, che si addiceva alla sua troppa obbedienza, per Due un jingle con schiocchi di dita a ripetizione, per Tre solo canzoni d'amore, perché un po' di romanticismo a volte aiuta a partire, per Quattro solo risate sguaiate. Tuttavia fu proprio Quattro a scoprire il modo di scollegare le cuffie, così, facendo finta di ascoltare, riuscì a coinvolgere anche Cinque, Sei e Sette nella rivoluzione, che portò alla capitolazione di Celio.
Oramai sono quattro anni che Celio sta chiuso in questa carcassa di casa. Non si spiega perchè non sia mai tornato nella punta dello stivale. Forse il senso di colpa che sovente parla alle orecchie anche dei meno attenti, continuava ad ammonirlo e punirlo.

Clodia come ogni volta entrò nella bettola col viso rigato di lacrime. Lui ormai non si occupava più di ammonirla sul suo animo incline al lamento e ai piagnistei. Guardandola fissa negli occhi, di quello sguardo che tutto vede e comprende, le disse: "L'uomo contemporaneo deve accettare il fatto che dopo ogni ambivalenza risolta se ne presenta un'altra e che sentirci ambivalenti aumenta la consapevolezza verso il sé, l'ambiente e le nostre possibilità d'azione".

Solo ora Clodia era cosciente di ciò che provava. A piedi sulla strada del ritorno le nubi si erano dissolte e la coscienza di sé stessa le illuminava la via.
Il coraggio va trovato dentro di noi continuamente, in ogni scelta che facciamo - cominciò a pensare.

lunedì


Cuor di leone la chiamavano in giro. Ieri mattina una ragazza dai grandi occhi azzurri l'aveva incontrata dal fruttivendolo e le aveva detto, con gli occhi inondati di lacrime, "Come sei forte". Nella buchetta delle lettere aveva trovato qualche giorno prima un biglietto della portinaia - la Rosa era solita lasciare messaggi ai condomini su dei piccoli foglietti bianchi strappati dal suo taccuino delle lamentele - c'era sù scritto "A te e al tuo coraggio".
I suoi piedi erano cresciuti e cominciavano a darle una nuova stabilità nei movimenti. Aveva smesso di sbattere in ogni spigolo contundente e di cadere per le scale. Tuttavia, come spesso accade, la percezione che si ha di sé è estremamente lontana e indecifrabile rispetto all'immagine proiettata all'esterno.
Come mai anche il più distratto passante scopriva nei suoi occhi un cambiamento inaspettato? La profezia di un padre si era forse avverata ed era questo il momento di spiccare il volo, noncurante delle paure oramai scomparse, ma tenute nel taschino solo per nasconderci di tanto in tanto il volto?

La realtà era ben diversa da quella disegnata e progettata per anni, d'altronde anche il piano meglio definito può avere imprevisti da risolvere, figurarsi per lei che era una donna d'altri tempi.
Ora non le restava che scoprire ciò che stentava a vedere quando si specchiava allo specchio.

mercoledì


Senza i copertoni percorreva le strade veloce. Solo i cerchioni potevano portarla avanti e guidare la sua rotta. Certo è, che in quelle condizioni l'equilibrio era davvero instabile.

Le parole, simil pensieri, continuavano vorticosamente ad affollarle la testa.
Queste, e la rotta, diventarono a poco a poco ingovernabili.
Quell'innata propensione all'attesa era in qualche modo arginata. Ora aveva deciso che sarebbe stata l'azione a governare il suo spirito. Tuttavia le parole che attendeva stentavano ad arrivare e le sue continuavano ad essere deglutite in fondo all'anima.

Giunta alle Poste imbucò la lettera. Senza titubanza saltò sulla sua bici e ricominciò la faticosa corsa.
In essa un breve messaggio che sapeva dove arrivare:
" Ti prego, non lasciarmi andare lontano, perché ho paura di non saper come tornare."