L’una e cinquantasette.
Come ogni mercoledì notte, fra meno di tre
minuti, Riccardo arriverà sotto casa di Adriana.
Gli incontri all’alba. Adriana così li
chiama.
Adriana è una pilota di mongolfiere. Per
una vita è stata in mezzo ai numeri, ma poi in essi è naufragata. Stufa del
rigore dell’amministrazione, ha deciso di cominciare a volare.
I suoi passeggeri sono molteplici. Talvolta
sposi, che ancora credono nell’amore senza fine. Altre volte ragazze, che
sognano ad occhi socchiusi.
La sua mongolfiera, dalle strisce bianche e
rosse, è attraccata sul tetto del palazzo, nonostante il geometra del primo
piano continui a lamentarsi della struttura, che a suo dire infrange le norme
di sicurezza.
Nei suoi voli quotidiani raccoglie i batuffoli
di polline che la circondano. Il suo passato di precisione resta in lei in un
bagaglio di abitudini e rituali, come quello di serbare queste nuvole di
battiti di cuore in un grosso vaso, appeso come un lampadario al soffitto.
E’ grazie questa liturgia che, da ormai un
anno, Adriana è riuscita a tenere a bada la sua tendenza alla fissazione e ad
accettare questo rapporto a puntate, di un barbaro di passaggio nella sua vita.
In una fiction senza fine Adriana e
Riccardo si incontrano dalle due di notte fino all’alba, quando Riccardo
transita via, sicuro di non essersi fatto prendere, di non aver lasciato che
uno sguardo e una manciata di storie.
Ieri
notte ho incontrato un piccolo gruppo di pescatori cinesi sulla riva del Fiume
Lambro
– le racconta.
Inorridita osserva Adriana - Ma quel fiume è uno dei sette fiumi più
inquinati d’Italia! Saranno in attesa dei pesci dello Yangtze?
Ho
fatto un sacco di scatti interessanti – continua Riccardo
Non
mi anticipare, aspetterò il prossimo editoriale di “Storie di vita notturna” su
Dreamers.
– lo blocca lei - Il prossimo è sui
freddi colossi ghiacciati dell’Expò, vero?
- Si.
Sapessi le storie che mi hanno raccontato i barboni che li occupano, neanche
fossero artisti borghesi.
Adriana appende con mollette colorate tutti
i suoi articoli al filo teso sopra il letto, come per afferrare un pezzettino
di Riccardo nei racconti sui venditori di rose e chincaglierie varie o le sue
critiche agli aridi hipsters incontrati nei locali giusti. Aggirarsi di notte
con la sua fidata Canon è l’unica relazione stabile che ammette a se stesso.
Ma in quella notte di aprile, Adriana,
alzandosi dal letto per andare alla finestra, inciampa goffamente e con un
tonfo piomba a terra. A fianco a lei cade e si rompe in mille frantumi il vaso
dei suoi riti. Con esso cominciano a volteggiare le nuvole dei sogni.
Adriana esce sul balcone, sale sulla sua
mongolfiera e molla gli ormeggi.
E mentre sale, perdendosi nella notte, osserva
un puntino farsi sempre più lontano. E’ il barbaro che, spegnendo con la punta
della scarpa la sigaretta, come ogni mercoledì notte è pronto per
quell’appuntamento.
Come il vaso, la magia è rotta.
I sentimenti stanno arrivando,
ma chissà,
qualcuno potrebbe dire – anche - che è
appena cominciata.