martedì

Tributo all'improvvisazione


Prima di uscire e spegnere la sua postazione, ovvero il grande schermo davanti al quale passa le sue intere giornate, aveva l’abitudine di consultare l’agenda degli eventi della sua città. Quella sera i Broken Social Scene in concerto.
Una proposta gli esce dai denti così: estemporanea, improvvisata. Non era solito ad una tale intraprendenza. Ultimi posti in biglietteria, due panini e una birra e sono dentro. Come i piani meglio riusciti, quelli mai progettati.
Il concerto comincia.
Il trombettista si destreggia tra i fiati, il chitarrista sfodera un’armonica, la tastierista svogliatamente passa alle prime linee e intona una voce angelica e penetrante, il cantante dal naso all’insù è un collante di un gruppo talvolta poco coeso.
Lei gli sta accanto.
Ha i capelli lunghi e sciolti. Non balla come una folle, picchietta i piedi e muove timidamente le spalle. Resta con quel suo mezzo broncio ma i suoi occhi sono vivi e accesi come non glieli aveva mai visti. Il suo volto è raggiante di fronte alla musica e all’atmosfera che sa comporre.
Tutto potrebbe in quel momento, ma ancora una volta non riesce a muovere un dito.
Dovrebbe solo cingerle il collo con una mano e tirarla a sé in un bacio deciso. Tutto il resto verrebbe di conseguenza.
Poi lei lo guarda e a lui si piegano le ginocchia.
In un attimo capisce.
Ci sono volte in cui le cose non capitano perché non devono ed altre che bisogna andarsele a prendere.

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