martedì

Libera volpe

Con passo veloce e concitato se ne ritorna da dove è venuta. Teresa cammina fra la folla, tra i tram in fila uno dietro l’altro come bisce senza coda. La vedo dall’alto della mia finestra arancione, al quinto piano, e da questa prospettiva il suo andare potrebbe sembrare una fuga.
Fugge.
Dai quei luoghi che sono non luoghi, da quei bar che sono gli stessi di ieri, da bevute quasi rituali, da una musica liberatoria, ma ridondante, senza anima né significato, da incontri che incontri non sono, da amicizie non approfondite e teneri interessi spenti come cerini. In fondo lei non sta facendo altro che camminare.
Conscia della sua missione e della natura che porta dentro, sa bene che la fuga non è un atto di liberazione.
Quel ragazzo che per provenienza, segno zodiacale o carattere è subdolo, chiuso al nuovo. Lui che si relaziona con sfuggevolezza, critica, malafede, egoista nei modi e nei pensieri: non fa altro che creare una subdola tirannia che si insinua come un tarlo dai denti cariati.
Il pianoforte di Giacomo Toni accompagna in sincronia il suo andamento.
Lo senti strimpellare, do fa, mi min, un accordo di La 7… ha una voce grossa che graffia i bemolle.
Alza lo sguardo e un occhio punta dritto a Memphis. Strabismo creativo.
Teresa si lascia alle spalle l’estate, con le sue presunzioni e deboli illusioni. La rivoluzione avviene quando meno te lo aspetti e anche se Teresa non lo sa, noi le auguriamo Libera volpe in libero pollaio.

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