mercoledì

perdersi in un abbraccio


Le era corso incontro, come tante altre volte, aprendo le braccia e stringendola forte a se. Come se un abbraccio potesse trasmettere tutto, come se potesse dire tutto. Tuttavia lunedì sera a questo abbraccio era seguito un lungo, lungo monologo, fiumi di parole soffocate da anni.
“Non mi capacito di come io abbia potuto restare tutto questo tempo lontano da te, non sentirti, non camminare al tuo fianco, non raccontarti chi sono e quel che ho dentro, ed ascoltarti, ascoltarti per ore. Non capisco come sia possibile. Forse è accaduto quando ho scoperto di essermi innamorato di te, sensazione che nello stesso istante mi ha dato la consapevolezza di dover scappare. Non potevamo, non potevamo assecondare questa passione, non sapevamo neanche dove ci avrebbe portato, magari non sarebbe stato altro che un rovinare tutto, rovinare la nostra stupenda amicizia, probabilmente non avrebbe fatto altro che allontanarci. Ho preferito ancorarmi all’ipotesi che stessi semplicemente fraintendendo la nostra amicizia, che la nostra intesa e sintonia mi avesse fatto prendere un abbaglio, ma non potesse essere nulla di più. Ma ora sono qui, sono lucido, ho ripreso in mano la mia vita, i miei sentimenti, faccio le cose con coscienza e non più all’interno di un turbine impetuoso. Anche se questo mio discorso non può sembrar altro che un turbine impetuoso…”
Lesbia fu in grado solo di rispondere a tutto ciò: “Dov’eri?”
I suoi occhi si gonfiarono di lacrime, fin quando non seppe più trattenerle, ed irrigarono il sui viso. In un insieme di stupore, attesa di un momento ormai nemmeno più sperato, felicità e amore. Ovviamente amore. L’amore che ormai da tanto tempo attendeva, quell’amore vero e sincero; un’amore di cui anch’essa aveva avuto dei dubbi, delle titubanze, ma che guardandosi dentro non poteva sentire più indelebile e sicuro.
“Ero lontano, non ero in me, mi facevo dominare dalle cose, dagli avvenimenti, dagli impegni e dai cambiamenti, senza pensare a perché avvenissero, da cosa e da chi fossero dettati. Ti chiedo scusa. Così facendo ho messo da parte non solo i miei sentimenti per te, ma anche la nostra amicizia, la nostra stupenda sintonia. Ti avevo di fronte, mi raccontavo a te, ma i miei discorsi erano vuoti, privi di passione, di partecipazione. Non so come ho potuto pensare di farti pensare che quello fossi io, proprio tu che mi conosci così bene. Ma ogni nostro incontro, con me così lontano, così assente, e tu così vera e trasparente, mi rendevo conto di che stupenda persona tu fossi.”
Per quella sera era troppo. Per quella sera era già semplicemente stupendo. Per quella sera poteva bastare un abbraccio.
E come sempre Lesbia, con quell’abbraccio, poteva dirgli tutto ciò che aveva dentro.

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