Le era corso incontro, come tante altre volte, aprendo le braccia e stringendola forte a se. Come se un abbraccio potesse trasmettere tutto, come se potesse dire tutto.
“Non mi capacito di come io abbia potuto restare tutto questo tempo lontano da te, non sentirti, non camminare al tuo fianco, non raccontarti chi sono e quel che ho dentro, ed ascoltarti, ascoltarti per ore. Non capisco come sia possibile.
Lesbia fu in grado solo di rispondere a tutto ciò: “Dov’eri?”
I suoi occhi si gonfiarono di lacrime, fin quando non seppe più trattenerle, ed irrigarono il sui viso. In un insieme di stupore, attesa di un momento ormai nemmeno più sperato, felicità e amore. Ovviamente amore. L’amore che ormai da tanto tempo attendeva, quell’amore vero e sincero; un’amore di cui anch’essa aveva avuto dei dubbi, delle titubanze, ma che guardandosi dentro non poteva sentire più indelebile e sicuro.
“Ero lontano, non ero in me, mi facevo dominare dalle cose, dagli avvenimenti, dagli impegni e dai cambiamenti, senza pensare a perché avvenissero, da cosa e da chi fossero dettati. Ti chiedo scusa. Così facendo ho messo da parte non solo i miei sentimenti per te, ma anche la nostra amicizia, la nostra stupenda sintonia. Ti avevo di fronte, mi raccontavo a te, ma i miei discorsi erano vuoti, privi di passione, di partecipazione.
Per quella sera era troppo. Per quella sera era già semplicemente stupendo. Per quella sera poteva bastare un abbraccio.
E come sempre Lesbia, con quell’abbraccio, poteva dirgli tutto ciò che aveva dentro.
mercoledì
perdersi in un abbraccio
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