giovedì

dialogo ovattato


Lesbia: "Ehi! Ti sei ripresa da quell'orrendo mal di testa di cui mi hai accennato ieri pomeriggio?"
Clodia: "No, in realtà mi ha continuato ad infastidire fino a questa mattina. Ieri sera ero con le mie amiche e mi sembrava di essere in una dimensione parallela, mi sembrava di guardare la televisione!"
Lesbia: "Ma in che senso?"
Clodia: "Ero lì, immobile, estraniata dal mio malessere, ammutolita. Non partecipavo alle loro risate, alle loro parole, ero inerme, offuscata, assente. Sentivo i loro discorsi, provavo delle emozioni ed avevo delle opinioni, ma restavano tutte per me. Ero ammutolita."
Lesbia: "Non è strano, se non stavi bene, poi coi tuoi mal di testa di certo non si scherza. Sei forte di fronte qualsiasi cosa, ma coi mal di testa non si scherza. E' come un nemico inatteso che ti viene a trovare ogni tanto."
Clodia: "E' strano perché questa volta mi ha tirato fuori quel che ho dentro. Ha reso concreta una sensazione che avverto negli ultimi giorni. Un sentirmi lontana e anche un pò vuota, non so perché. Sto facendo scorrere le ultime giornate, con una rassegnata noncuranza. Alla mattina sono stanca, al pomeriggio sto in casa, non riempio il tempo come sono solita fare, correndo da una parte all’altra. Sto semplicemente in compagnia di me stessa. Ed è strano.”
Lesbia: “Non è poi così strano, ogni tanto, aver bisogno di avere un po’ di tempo tutto per sé. Non è strano ricercare la propria tranquillità e serenità.”
Clodia: “Non so se sia proprio un prendere tempo per me. Mi sento un po’ estranea a tutto, mi sento fredda e lontana. Per questo ti dicevo che era un po’ come guardare la televisione. Non sono mai stata così, normalmente sono io che cerco le mie amiche, dico loro il mio parere sui racconti che mi fanno, do loro un appoggio o lo cerco in loro. Forse perché è da un po’ che non mi faccio un sano pianto.”
Lesbia: “Forse è da tanto tempo che avevi bisogno di un momento tuo, e non te ne riuscivi ad accorgere. Eccolo qua, goditelo, gestiscitelo. Tienilo tutto per te. Ricorda che le persone a cui vuoi bene potranno capire. Chi hai attorno si fa molti meno problemi a prendersi i propri spazi, a ritagliarsi un luogo proprio, a risponderti come si sente di risponderti, di quanto tu non abbia mai fatto. Senza essere stronzi, senza cattiveria, ma semplicemente cercando ciò che li fa stare bene.
Dovresti tenerlo a mente anche tu, non credi?”
Clodia: “Si, dovrei.”

Non erano necessarie altre parole, solo una musica lieve, che sfumava da sottofondo l’atmosfera ovattata di quella telefonata.

The more I think, the less I see
when I'm able to walk
I'm queen of my world
I let it rain on my skin
I don't let myself down
I don't let myself down

I feel closer to the clouds
I'm touching all the highest leaves
on topo of the trees
It's my desire's release
we let it rain on our skin
you're holding my hand

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