venerdì

A.A.A. EVITARE LESBIA

Sconvolta e senza parole la povera Lesbia.
Non sapeva neanche lei se essere abbattuta o arrabbiata, se prendersela con qualcuno o restare da parte rassegnata. Quel che aveva visto l’aveva davvero atterrita.
Era appena tornata da una passeggiata nei verdi prati della sua città natale, per i vicoli del centro, in questo prolungamento della sue vacanze di Pasqua; in quell’aria che respirava riscopriva tutti gli odori di un tempo, con nostalgia e tenerezza. Tutto era perfetto. Tuttavia tutto d’un tratto aveva notato dei cartelli affissi sui semafori, sui palazzi che la circondavano, nel bar dov’era cresciuta. Essi avevano scritto: “A.A.A. EVITARE LESBIA”.
Non poteva crederci, non poteva credere ai suoi occhi.
Chi poteva aver pensato ad una tale cattiveria. Chi poteva pretendere che lei, che ormai era lontana, che ormai abitava lontano da tutto e da tutti, che ormai aveva la sua vita, una nuova vita, il suo amore, un nuovo amore, se ne stesse lontana dai suoi più cari amici, dalle persone con cui era cresciuta. Chi poteva pretendere che lei stesse lontana da tutti anche nei pochi giorni che aveva per vederli.
Non sapeva se avercela con colui che aveva anche solo pensato a questo cartello, a colui che in un certo senso la temeva. Colui che forse non era ancora in grado di metterla da parte, di considerare la sua vita indipendente da lei, ma non evitando di parlarle o di chiederle come stesse, bensì non considerandola un problema. Probabilmente doveva preoccuparsi più di se stesso e dei suoi sentimenti, doveva far sentire alla nuova persona che aveva a fianco quella sicurezza di cui una ragazza ha davvero bisogno.
Non sapeva se avercela, invece, col suo amico di tante risate che invece che parlarle di questo problema, aveva preferito affiggere questi orribili cartelli.

Forse preferiva non avercela con nessuno, aveva voglia di tornare alla sua vita lontana, alla sua nuova vita. Aver a che fare solo con se stessa. Era felice lei, era tranquilla, non c’era bisogno di evitarla, perché lei non voleva creare nessun scompiglio. Voleva solo stare con le persone a cui da tempo voleva bene, vederli crescere, sentire i loro racconti, ridere con loro.
Niente di più.

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