martedì

Il torpore dei sogni

Dopo ore di discorsi sono ripartita. Ho chiuso quella porta lasciandomi alle spalle ore di silenzi, ore di puntualizzazioni e sottolineature, e - soprattuttto- il suo viso. Mi guardava coi suoi grandi e profondi occhi, ma questa volta non sorridevano.
Nervosa, probabilmente adirata. Ma non è lui il motivo della mia rabbia.
Ero furiosa con me stessa perchè incapace di spronarlo, di motivarlo. Di fargli fare un passo in una qualunque direzione.
Tante volte mi innervosiva il suo atteggiamento: la sua lentezza, il suo essere immobile di fronte alla vita, quell'essere quasi demotivato, mal si accoppia con la persona carica di interessi e di conoscenze che io vedevo in lui. Aveva insite in sè forti contraddizioni: da un lato la sua pacatezza nei movimenti, nelle azioni, nelle più semplici decisioni; d'altra parte il suo carattere irascibile e istintivo, che lasciava trasparire la sua rabbia, la sua indignazione, un modo di esprimersi forte e deciso, che io non ho mai saputo tirar fuori.
Come altre volte mi era capitato, di fronte ad una persona che amo, mi sono sentita inerme e inutile. Non ho mai saputo accettare l'impossibilità di fare qualcosa, la mia incapacità di porgere sulla sua mano una soluzione tangibile. Oltre a mille parole.

Tuttavia, probabilmente, nemmeno lui sapeva quali fossero le risposte di cui aveva bisogno.
Era solito stare lì, immobile, ad aspettare che le cose lo prendessero a sè, come se il solo provare a prenderle fosse un'ambizione troppo grande. Lui stava lì, semplicemente di fronte, ad aspettare che esse lo attraversassero, che lo pervadessero completamente.
Spinto dall'inerzia del proprio animo poteva condurre i viaggi più impensati, trasportato dalla quiete dei suoi pensieri.

Ho chiuso quella porta alle mie spalle, ma solo per oggi.
Per lasciarlo libero di sfrecciare coi capelli all'aria nel torpore dei suoi sogni.

Nessun commento: