domenica

La mia finestra


Mi risveglio da un lungo sonno.
Un riposo lungo una vita. In me ho serbato il divenire del mio essere. Ho conservato grandi bauli di ricordi, di passato da cui non riuscivo a liberarmi. Li ho portati con me come piccoli promemoria in un taccuino di parole. Le mie parole, i miei pensieri, i miei moniti per il futuro, che nemmeno io avevo la spinta a vivere.
Stamane ho capito. Devo lasciarli andare.
Devo far si che vivano la loro vita, che si sposino, abbiano figli e un calore familiare a cui tornare la sera. Devo accettare che ricostruiscano gli stessi incontri, che vivano nuovi appuntamenti, che facciano i loro passi verso quella che sarà la loro nuova vita.

Ed io?
Io mi libererò di questa fitta nebbia che pervade i miei movimenti. Lascerò che le giustificazioni svaniscano, che le superstizioni divengano fare.

Guardo fuori dalla finestra.
Ma tu non arrivi.
C'è stato tanto non detto fra di noi, ma questo appuntamento ce l'eravamo dati.
E allora io continuo a guardare fuori, fiduciosa che presto o tardi quell'angolo lo svolterai. Guarderai verso l'alto e con quel solo sguardo sapremo dirci tutto il non detto, tutto il taciuto, tutta l'ambiguità dei nostri silenzi.
Saprò aspettare. E' una vita che lo faccio.
Ma nel frattempo mi prenderò cura di me stessa.
Perché se non arriverai tu a tenermi la mano i miei passi proseguiranno da sola.

Ed oggi non ho più paura.

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