martedì

Il vaso di Pandora


I piedi nudi nella sabbia. Immobili i pensieri, assenti i movimenti. Ascolta il vento del mare che sale e cerca nell’orizzonte un equilibrio piacevolmente perso. Per fortuna la fine del mare è introvabile e nemmeno Plasson riuscì mai ad imprimerla su tela.
Come la vita è alti è bassi, gioia e dolore, finalmente anche Pandora esce da quella larva di mediocrità in cui si sentiva oppressa e persa. Sul suo motorino percorre senza sosta le strade più nascoste ed introvabili, trova chioschetti sperduti al sapore di zenzero, spazi un tempo industriali che ospitano musica di periferia, raggiunge birrette improbabili in angoli refrigerati. Perché la città è bollente e non ci si può mai fermare e spingendo in velocità il suo fedele Scarabino, può sconfiggere anche il più stupido bollore.

E quindi così, tra frenesia, musica, parole, birre e sorrisi anche questa estate passerà viva, vivida e tremenda. Cogliendo il volere del cuore, scopre la sua inesauribile voglia di scoprire i giri più improbabili, così come la necessità di fermarsi, ascoltare, guardare il mare e godere del vento.

Qui, sola, viva e cosciente, apre il vaso e ascolta Il Collettivo Ginsberg colmando i suoi vuoti.

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